La sera di Natale incontrando Alfonso per gli auguri gli dissi che intendevo fargli alcune domande inerenti la sua lunga vita passata nella rivendita di sali e tabacchi. L'occasione non si è presentata subito ma solo nella fredda sera della vigilia di primavera e tra una domanda e un'altra ne è scaturita una chiaccherata cordiale ed essenziale . Alla domanda che lo riporta alla giovinezza dice: "Ho iniziato a lavorare sin da giovane nel negozio di mio padre Amato e contrariamente a quanto avviene oggi allora nel negozio si vendevano non solo sigarette e sale ma anche generi alimentari, carbone, carbonelle, fascine e quant'altro serviva alla famiglia. Per la disposizione della merce si entrava dall'ingresso di fronte alla chiesa e si usciva da quello di via Trara Genoino. Gli alimenti come pure le sigarette si vendevano sfuse e la gente portava dei grandi fazzoletti nei quali veniva posta la merce". Alla domanda se ricorda qualche avvenimento particolare mi dice: "Spesso, i ragazzi più grandi e anche qualche adulto buontempone, per burlare i più piccoli, li mandavano nel negozio a comprare 5 o 10 lire di "tozzla bancone" o di " 'ntartiene ". Molti ci cascavano perchè si fidavano dei grandi e qualcuno, sebbene più sveglio, ubbidiva sia pure con ritrosia". Il tozzla bancone voleva dire bussare (tozzoliare) vicino al bancone, e il " ntartiene " significava intrattenersi, perdere tempo. Era proprio l'uso di quelle parole strane e incomprensibili che ingannava i ragazzi! Gli chiedo se ha avuto diverbi con qualche cliente ed egli rivela che diverse volte ha avuto a che fare con persone incoerenti che prendevano la merce a credito e poi non pagavano affatto oppure saldavano il debito con molta lentezza.
Negli anni '60 smise di vendere gli alimenti e si dedicò solo alla vendita del sale e dei tabacchi. Oggi la rivendita, tenuta dal figlio Pierino, vende anche detersivi, saponi, caramelle, mentre la figlia Antonietta gestisce il lotto e tutti i servizi di pagamento delle bollette (bollo auto, televisione, ricariche telefoniche). Gli chiedo perchè la sua rivendita viene detta anche "zi' Giuann"? Sorridendo mi dice che prima di suo padre il negozio era gestito da suo nonno che si chiamava appunto Giovanni. Alla fine del colloquio emerge la figura di una persona aperta e concreta che ha stabilito, per oltre un sessantennio, leali rapporti con tutti pur nella diversità delle personalità incontrate. Grazie Alfonso!