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Il filatoio: luogo di condivisione

Su un terreno piano (giardino) veniva impiantato il filatoio ossia una striscia di terra lunga quasi 30 metri e larga meno di 3 metri. E’ evidente che un “giardino aveva diversi filatoi uno accanto all’altro. Questa contiguità permetteva di stringere relazioni amichevoli, di gioire e soffrire quasi si fosse una grande famiglia, di aiutarsi a vicenda nei momenti di maggiore richiesta del prodotto finito o di malessere temporaneo, di allevare quasi comunitariamente i neonati che le mamme ponevano accanto alla ruota già dall’allattamento, in attesa che crescendo dessero una mano anche loro. Molti anziani ricordano con commozione il tempo in cui, ancora bambini, venivano fatti salire su una pietra per girare la ruota in quanto la loro insufficiente statura non permetteva di ruotarla agevolmente. Nei filatoi, a mezzogiorno, si consumava un pasto frugale e a sera, stanchi, si ci concedeva un momento di riposo davanti a un piatto caldo e un bicchiere di vino.
E poi a gridare per farsi sentire , girare la ruota o esser veloci a stendere i fili, prender la “pigna”, intrecciare, attaccare al palo, "commettere", lisciare con la “panzera” e infine fare le matasse. Questa era la vita di tanti, che permetteva di vincere la miseria, questa era la vita anche di mio padre.”
Orlando Senatore.

“Vita grama, vita di stenti, lavoro dall’alba al tramonto, d’estate col sole che “spaccava le pietre” e d’inverno col freddo che ghiacciava l’acqua nei “cati” e nei "cupielli"; che le mani rendeva  violacee. Mani callose, ruvide, asciutte e forti, piene di “serchie” che sovente sanguinavano e non andavano via.
Lo spago artigianale: un'arte che scompare Il filatoio:
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