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Fino a poco tempo fa lo spago si confezionava a mano nel ‹‹filaturo›› o filatoio.
All’inizio di esso si metteva un telaio che reggeva una ruota la quale, girata da un ragazzo o da una donna, faceva girare a sua volta quattro o più piuoli messi su una croce ai quali venivano legati dei fili di canapa. Questa prima torcitura, guidata dalle dita di un operaio, era molto lenta.

Una volta formati i fili essi venivano di nuovo filati in numero variabile da tre a sei a seconda della doppiezza che si doveva dare al filo o alla corda. Questa seconda torcitura veniva fatta aiutandosi con un attrezzo denominato “pigna”. La ‹‹pigna›› era un piccolo strumento di legno, a forma tronco-conica, con tre o quattro scanalature in modo da sostituire le dita della mano e rendere più stretta la torcitura.
I fili di spago o le funi man mano che si confezionavano venivano tesi legando le estremità a due pali quindi venivano “lisciati” con la cosiddetta ‹‹panzera››, una specie di pezza fatta da una rete d’acciaio con strette maglie. Con essa si raschiavano ripetutamente le funi bagnate per liberarle da tutte le scorie della canapa che sporgevano.
Lo spago artigianale: un'arte che scompare Il filatoio:
un luogo di condivisione
Il filatoio:
struttura
Lavorazione
dello spago
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